Scano di Montiferro

Immerso nel territorio boschivo del Montiferru, Scano Montiferro è famoso in tutta la Sardegna per la sua ricchezza culturale, che si realizza attraverso le forme più disparate. Tra queste vi è il canto a quattro voci, che in questo centro prende il nome di cuncordu. A Iscanu si canta negli “spuntini”, nei matrimoni, durante le feste comunitarie come quella di Sant’Antioco, della Regina di tutti i Santi di San Pietro, ma anche fuori dai bar, in piazza, e soprattutto nei comasinos, le cantine.

Il canto e le confraternite
Tra i paesi in cui si canta a cuncordu, Scano si caratterizza per un’interessante dinamica tra i cantori del paese e i membri della confraternita di Santa Croce. Ogni anno infatti su cuncordu che canterà il Venerdì Santo viene scelto dal priore e dal sottopriore della confraternita di Santa Croce tra cantori che non fanno necessariamente parte del sodalizio. Anche l’adozione della veste da confratello per i cantori è abbastanza recente, in tempi non remoti infatti su cuncordu partecipava alla funzioni in abiti civili.
Quest’ultimo aspetto ci rivela quanto l’attività del canto a cuncordu sia distaccata dal mondo delle confraternite. Mentre in molti paesi dove il canto a quattro voci accompagna le manifestazioni paraliturgiche l’ambiente confraternale fornisce l’abituale scenario per il cantare, a Scano Montiferro il canto a cuncordu si “presta” alla Settimana Santa, ma rimane un’attività appannaggio di tutta la popolazione. Il canto de su cuncordu durante la Settimana Santa non viene visto come espressione della sola confraternita, ma dell’intera comunità paesana.

Le occasioni
Il culmine delle attività de su cuncordu coincide con la Settimana Santa. Nella funzione del Venerdì Santo, fulcro delle cerimonie paraliturgiche scanesi, un cuncordu scelto dal priore della confraternita di Santa Croce partecipa alla processione e alla cerimonia solenne de s’Iscravamentu. La cerimonia del Venerdì arriva dopo quella de s’Incravamentu celebrata a mezzogiorno di Giovedì Santo a porte chiuse da priore, sottopriore, prioressa e sottoprioressa di Santa Croce, e quella de sas Chilcas del Venerdì mattina, cerimonia dove viene issata la croce all’altare centrale della chiesa di San Pietro. Per queste cerimonie, così come quelle domenicali de s’Incontru, dove la statua della Madonna “incontra” quella del Cristo risorto, non è prevista la partecipazione de su cuncordu, che interviene nella sola processione del Venerdì Santo.
La cerimonia de s’Iscravamentu avviene all’imbrunire e comincia quando la confraternita di Santa Croce esce da su letòriu de Santu Nigola (l’oratorio di San Nicola) per recarsi alla chiesa di San Pietro apostolo, dove l’attende la confraternita del Rosario e quella delle Anime, che insieme a parroco e fedeli aspetta Santa Croce per l’inizio della cerimonia.
Santa Croce è la confraternita che materialmente officia s’Iscravamentu: suoi sono i confratelli che trasportano in processione sa letera, la lettiga in cui verrà deposta la statua del Cristo, e suoi sono i quattro confratelli che vestiranno i panni di discìpulos (discepoli), incaricati dello “schiodamento” e della deposizione del Cristo.
Durante il tragitto per arrivare alla chiesa la processione si ferma in tre stazioni: in ognuna di queste su cuncordu intona una strofa di Stabat Mater. All’arrivo in chiesa (che deve coincidere col tramonto) su cuncordu intona nuovamente le tre strofe di Stabat Mater, la prima sotto la bussola dell’entrata e le restanti due sopra l’altare centrale, prima dell’inizio della predica da parte del parroco. Al termine della predica avviene il vero e proprio iscravamentu eseguito dai discìpulos che salgono sulla croce issata sull’altare centrale, schiodano mani e piedi del Cristo, lo mostrano ai fedeli e infine lo depongono in sa lettera. In questo momento su cuncordu intona la prima strofa del Miserere.
Segue la partenza della processione con le confraternite e i fedeli che porterà sa letera fino a su letòriu de Santu Nigola. Durante il tragitto la processione si ferma in dodici stazioni fissate in punti precisi del percorso. In ognuna di queste stazioni su cuncordu intona una strofa di Miserere. All’arrivo nella chiesa di San Nicola si ha la deposizione del sa letera sull’altare. Su cuncordu intona ora Sete ispadas, mettendo fine in questo modo alle celebrazioni del Venerdì Santo.

Il repertorio e le sue caratteristiche
Il repertorio sacro di Scano Montiferro è costituito da due canti in lingua latina, il Miserere (Salmo 50) e lo Stabat Mater, sul testo attribuito a Jacopone da Todi (XIII sec.), di cui vengono intonate le prime tre strofe. Questi vengono cantati durante la Settimana Santa insieme a Sete Ispadas, canto dal testo in sardo, molto diffuso in tutta l’Isola ed entrato in uso a Scano negli ultimi anni settanta.
Particolarità del repertorio sacro scanese è sicuramente l’emissione vocale da parte del bassu e della contra. Il Miserere, lo Stabat Mater e Sete ispadas vengono infatti cantati con una pesante gutturalizzazione, la stessa con cui si canta tutto il repertorio profano. Quest’ultimo si compone di diverse tipologie di canti come Su trazu (tra i più eseguiti, per eccellenza il canto de comasinu, dello stare assieme nelle cantine), sos mutos o i canti legati all’accompagnamento del ballo come su ballu tundu e su ballu càntigu. Un altro canto legato al ballo è sa dansa, brano caduto in disuso per almeno un decennio e ripreso negli ultimi anni dai giovani cantori del paese.

Testo a cura di Diego Pani

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Istudiantes - Scano di Montiferro 14 ottobre 2023

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