Orosei

Orosei, 7000 abitanti circa, situato sulla costa centro-orientale della Sardegna e davanti all’omonimo golfo, è il centro principale della subregione delle Baronie.

Il canto e le confraternite
La polivocalità del cuncordu oroseino riguarda esclusivamente tematiche di tipo religioso e non profane; essa nasce e si sviluppa all’interno delle confraternite. A Orosei ne esistono addirittura tre: nel 1646 tale Matteo Chessa destinava i suoi beni alla confraternita crociana del paese. Risale invece al 16 aprile 1670 la costituzione di quella del Rosario, creata all’interno dell’omonima chiesa e separata dalla parrocchia. Successivamente ne sorsero altre dedicate al culto della Madonna ma con una diffusione limitata rispetto a quelle crociane e rosariane; da citare, in quanto presente a Orosei a partire dall’anno 1718, quella delle Anime del Purgatorio, della quale restano pochissime notizie certe. Oggi Santa Rughe, Sas Ànimas e Su Rosàriu sono le protagoniste indiscusse della vita religiosa della comunità, soprattutto in occasione della Settimana Santa, sa Chita Santa.
A Orosei, sebbene siano presenti diversi quartetti e varie decine di cantori, attualmente accompagnano i riti della Settimana Santa due formazioni stabili: il Coro della Confraternita di Santa Croce e i confratelli del Rosario coadiuvati su invito del priore dai cantores del Cuncordu e Tenore de Orosei.
Quest’ultimo è formato da cinque cantori che, alternandosi, eseguono a quattro parti tutto il repertorio, sia i brani sacri (denominati a cuncordu) che quelli profani (denominati a tenore), caratteristica assai rara nelle
formazioni dell’Isola. Si tratta di pratiche che differiscono tra loro per contesti, modalità esecutive, sonore e
armoniche che però inevitabilmente si intersecano mantenendo comunque una necessaria indipendenza.

Le occasioni di canto
Il vertice del calendario è costituito dalla Chita Santa e più nello specifico dai riti del cosiddetto triduo liturgico: Giovedì Santo, Venerdì Santo e Domenica di Pasqua. Tra i momenti principali del Giovedì Santo vi è la visita agli otto sepolcri durante Sa Chirca, ricordo della Madonna alla ricerca di suo figlio catturato, durante la quale il Cuncordu e Tenore de Orosei intona le diverse strofe dei Gotzos de su Rosàriu (Sende in sa rughe incravadu), mentre nell’oratorio delle Anime si intona una strofa dei Gotzos de sa Jovia Santa (Sende mortu chin rigore). Lo stesso giorno si svolge Sa Suchena, riproposizione paraliturgica della Coena Domini che prevede l’esecuzione del Miserere, ancora da parte del Cuncordu, prima che inizi il pasto.
Il Venerdì Santo, s’Iscravamentu, rievocazione dei momenti in cui Gesù è stato deposto dalla croce e Maria cerca qualcuno che la aiuti a seppellirlo, è invece caratterizzato dall’esecuzione dei Gotzos de S’interru (Ja’ chi no li cheren dare) da parte del Coro di Santa Croce a cui si aggiungono alcuni confratelli. Culmine delle festività è la Domenica di Pasqua con s’Incontru (il Cristo risorto incontra sua madre) durante il quale il Coro di Santa Croce esegue il Magnificat.
Durante la Chita Santa il Cuncordu e Tenore de Orosei è protagonista soltanto del Giovedì, ciò perché sia il priore che il parroco hanno optato per un maggiore coinvolgimento del Coro di Santa Croce e dei confratelli che sentono l’esigenza di cantare nelle due giornate successive. Nel Cuncordu e Tenore de Orosei è presente un confratello del Rosario (ma al suo interno alcuni membri hanno fatto un percorso nelle confraternite), così che i suoi componenti ogni anno affiancano i confratelli nell’accompagnamento dei riti del Giovedì Santo.

Il repertorio e le sue caratteristiche
Il repertorio a cuncordu di Orosei si divide in canti in latino (Stabat Mater, Regina Coeli-Magnificat, Miserere e Libera me Domine) e canti in logudorese, i gotzos. Questi ultimi, che a Orosei si eseguono prevalentemente a quattro voci, vengono intonati in diverse maniere e con sette diversi testi, che variano a seconda delle occasioni legate all’attività confraternale e all’anno liturgico: i funerali dei confratelli, la Quaresima e la festa di Sant’Antonio, tra gli altri. Poiché gli stessi cantori sono abituati a cantare tanto a cuncordu quanto a tenore, la sonorità che ne deriva fonde la matrice “colta” di pratiche più vicine al mondo della chiesa con l’impronta più popolare de su tenore.

Testo a cura di Luca Devito