Bosa
Bosa è una cittadina di circa 8.000 abitanti situata nella Sardegna centro-settentrionale (sub-regione della Planargia) alla foce del fiume Temo che ne attraversa il centro urbano. Sede episcopale di antica memoria, in età moderna assurge al rango di Città Regia, centro amministrativo della Planargia. Oggi vive di terziario, servizi e di turismo.
Il canto e le confraternite
Fin dall’ultimo scorcio del XVI secolo sono attive in città tre confraternite, intitolate alla Santa Croce, al Rosario e alle Anime, che agiscono in una realtà in cui la Chiesa istituzionale è fortemente presente con la cattedrale e il suo capitolo, le comunità di religiosi regolari (conventi di Carmelitani, Cappuccini e per un periodo una casa gesuitica). Progressivamente, fra Otto e Novecento, le confraternite perdono aderenti e le loro funzioni sono sempre più limitate, tanto che almeno dagli anni venti del Novecento il loro apporto è praticamente nullo.
Sicuramente le confraternite bosane hanno avuto una parte nel canto, in particolare quello riguardante la Settimana Santa, ma a memoria d’uomo non si ricorda alcun coinvolgimento di esse nelle pratiche di canto legate a quei riti. Negli anni ’90 si è ricostituita la confraternita di Santa Croce che attualmente costituisce una realtà viva nel tessuto cittadino.
Le occasioni di canto
La Settimana Santa costituisce per i cantori bosani un momento di forte coinvolgimento e di sentita partecipazione. A differenza di altre località dell’Isola, il canto nel rito è affidato a un gruppo che non dipende né dalla confraternita né dalla Chiesa e che si compone di più voci per ciascuna parte. La logica è “chi sa canta” assumendo, in tal modo, la propria responsabilità nei confronti degli altri cantori e della comunità.
Si canta prevalentemente il Martedì Santo (Sos Mistèrios) e il Venerdì nelle solenni processioni della mattina e della sera, che culminano nella paraliturgia de s’Iscravamentu. Da svariati anni è stata ripristinata anche la processione dei Misteri il Martedì Santo, e da qualche anno i cantori partecipano il Giovedì alla processione de Sas Chilcas accompagnando il simulacro della Vergine Addolorata.
Oggi come in passato le altre occasioni di canto sono legate alla dimensione dello stare insieme: gli incontri in sos camasinos (le cantine private) o in qualche bar, in occasione di spuntini e di feste. Nella contemporaneità si sono aperti numerosi spazi nuovi, per esempio i concerti e le rassegne in paese e fuori di esso o la partecipazione a manifestazioni culturali. Inoltre negli ultimi tempi la comunità richiede il canto a più voci in occasione della celebrazione di funzioni religiose (feste patronali, matrimoni, funerali).
Il repertorio e le sue caratteristiche
Il repertorio del canto a più voci bosano, denominato cantu a tràgiu, si caratterizza per la netta preponderanza del versante profano in cui spiccano Istudiantina, Massagina e Otava trista, oltre che una serie di canti particolari conosciuti e apprezzati in tutta l’Isola quali Bosa resuscitada, Vocione, Una muraglia ruta, Gibildrì gibildrò, Titia.
A questi si affiancano i canti religiosi, quelli del fondo più antico come Miserere e Stabat Mater e quelli di più recente acquisizione (anni 1950-60) come Ave Maria e Cristos tres annos, cantati durante la Settimana Santa, e diversi altri nati per supplire alla mancanza di brani sacri fra gli anni 1980 e 2000.
La principale caratteristica del canto a tràgiu è il particolare stile vocale giocato sul forte, con voci esposte, bassu e tenore ben timbrati e contraltu sovente fortemente nasalizzato. Importante è sottolineare il passaggio fra gli accordi che avviene con glissati e portamenti assai marcati utilizzati a fini espressivi. Alle voci di tenore viene riconosciuto un particolare stile locale nell’eseguire sa pesada, ossia l’intonazione delle porzioni di testo solistico in alcuni canti profani.
Testo a cura di Roberto Milleddu