Bortigali

Bortigali è un piccolo borgo della Sardegna centro-occidentale situato nella regione del Marghine, ai piedi dell’imponente monte Santu Padre, che ne domina il paesaggio.
L’impianto urbano del paese, che avvolge il monte alla sua base, ha conservato quasi intatto l’edificato storico. Le sei chiese, le abitazioni tradizionali, ornate dai peculiari architravi aragonesi, i palazzi borghesi e il mulino raccontano molto del suo passato.
Bortigali, che oggi conta circa 1500 abitanti, è stato uno dei paesi più popolosi e ricchi dell’area, ma nell’ultimo cinquantennio ha subito un calo demografico che ne ha dimezzato la popolazione. La sua economia è primariamente agropastorale.

Il canto e le confraternite
Il canto sacro a più voci bortigalese, e così pure il quartetto che lo esegue, è detto chidasantinu, dal nome dell’evento cardine di questa modalità di canto, sa Chida Santa, la Settimana Santa.
Ogni confraternita del paese, quella di Santa Croce, fondata nel 1624, quella delle Anime, istituita nel 1777, e quella del Rosario, attiva dal 1839, aveva specifici compiti nell’organizzazione della Settimana Santa, tra cui la designazione dei componenti del proprio chidasantinu.
Le confraternite hanno proseguito la loro attività senza soluzione di continuità sino ai giorni nostri, ma non i loro cori. Negli anni ’50 il canonico Carboni, che riteneva i canti liturgici popolari non ortodossi, ordinò la loro estromissione dai riti della Settimana Santa e per circa quindici anni le confraternite dovettero fare a meno dei loro chidasantinos.
Il canto venne pienamente rifunzionalizzato grazie all’opera di Italo Soro, cantore raffinato e dalla singolare memoria, che negli anni ’70 tramandò i canti confraternali al Coro Polifonico Bortigalese nel quale confluirono tutti i cantori e gli appassionati di canto del paese. In breve tempo si riformarono i quartetti stabili e il canto si reintegrò pienamente nel rito.
Attualmente delle tre confraternite solo quella di Santa Croce non ha recuperato l’antica tradizione musicale, mentre sia la confraternita delle Anime che quella del Rosario da decenni si sono riappropriate del canto.

Le occasioni di canto
I principali scenari esecutivi del repertorio religioso bortigalese sono eventi centrali nel calendario liturgico del paese, la Settimana Santa e la festa di Santa Maria de Saucu.
Come in tutti i paesi della Sardegna che conservano una tradizione di canto sacro a quattro, anche a Bortigali la Settimana Santa rappresenta il fulcro delle attività confraternali e il “palcoscenico” più impegnativo per i cantori. Il giorno della Settimana Santa più denso di riti e preposto al canto è il Venerdì Santo. Il primo rito, sas Chircas, si svolge nelle prime ore del mattino e viene accompagnato dal canto del Miserere. Alla sera i riti proseguono con s’Iscravamentu e la processione del Cristo Morto nei quali si cantano il Miserere e lo Stabat Mater, mentre nell’ultimo rito, l’Adorazione della Croce, i cantori intonano l’Otava trista.
La festa di Santa Maria de Saucu è una novena, documentata sin dal 1606, che si svolge nel villaggio rurale raccolto attorno al santuario intitolato alla santa. Per tutta la durata della festa, nelle strade, nei muristenes, nella chiesa, nella piazza o nella foresteria, si intonano i Gosos per Santa Maria. A cantarli questa volta non sono i cori stabili delle confraternite, ma quartetti che i novenanti formano in maniera estemporanea, mettendo in luce come, nonostante la complessità dei brani, il canto a più voci a Bortigali sia un sapere ampiamente condiviso.
I canti profani invece possono essere cantati in una pluralità di occasioni che spaziano dalle feste paesane e di famiglia ai semplici incontri conviviali tra amici.

Il repertorio e le sue caratteristiche
Il repertorio sacro bortigalese comprende quattro canti, quelli penitenziali della Settimana Santa, MiserereStabat Mater e Otava trista, e i Gosos di Santa Maria. A questi si deve aggiungere, pur non essendo un brano della tradizione, il Kyrie, rielaborazione a quattro parti vocali di un Kyrie monodico dell’antica liturgia in uso a Bortigali realizzata dai cantori del Cuncordu Sas ‘Enas.
I canti sono tutti in latino tranne i Gosos e l‘Otava trista, entrambi in sardo. Quest’ultimo canto del chidasantinu rappresenta un punto di congiunzione tra il repertorio sacro e quello profano. Secondo le testimonianze dei vecchi cantori infatti la stessa melodia veniva abitualmente cantata anche con testi profani. Gli altri canti profani sono l’Istudiantina e l’Achetutzedda, oltre al vasto repertorio dell’altra tradizione di canto a più voci bortigalese, quella a tenore.
Tratti distintivi del canto bortigalese sono alcune cellule armoniche che compaiono nei diversi brani del repertorio e ne contraddistinguono la “grammatica” musicale. Si tratta di particolari passaggi nei quali le voci non si muovono per moto parallelo ma per moto obliquo o contrario, o nei quali il fluire delle voci si interrompe bruscamente e sa boghe prosegue da sola sino al nuovo accordo. Altra particolarità è il carattere melismatico de sa boghe, presente, in misura minore, anche in sa mesu boghe, e del tutto assente nelle altre parti vocali.

Testo a cura di Noemi Manca

Istudiantes - Bortigali 15 Dicembre 2023 Foto Diego Pani

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