Aggius
Aggius è un paese di circa 1600 abitanti situato in Gallura, sub regione della Sardegna settentrionale ricca di sugherete e monti granitici. Conosciuta in passato come terra di banditi, oggi basa la sua attività economica sul settore agropastorale, sull’artigianato industriale e artistico (pregevoli i suoi tappeti) e, in parte, sul turismo. Nel tessuto urbano sono presenti quattro edifici religiosi: la parrocchia di Santa Vittoria, patrona del paese, eretta nel 1536 e più volte ampliata e restaurata, la chiesa della Madonna d’Itria, risalente al 1750, e infine le chiese di Santa Croce e del Rosario, sedi delle rispettive confraternite. Sparse nel territorio comunale vi sono alcune piccole chiese campestri.
Il canto e le confraternite
Sebbene parte delle funzioni vengano cantate dai membri della confraternita del SS. Rosario e dell’Arciconfraternita di Santa Croce, fin dalla fine dell’Ottocento sono documentate formazioni di cantori non confratelli che prestavano il loro servizio per la Settimana Santa e le principali funzioni religiose. Il canto a più voci aggese, detto a tasgia, è conosciuto in tutta l’Isola anche in virtù del fatto che la più antica registrazione effettuata in Sardegna di cui abbiamo notizia, realizzata nel 1924 da Gavino Gabriel, riguarda proprio un coro di Aggius. Da quello storico coro, di cui facevano parte Giuseppe Andrea Peru e il giovane Salvatore Stangoni, ribattezzato da D’Annunzio “Galletto di Gallura”, derivarono i due cori successivi, uno che faceva capo a Stangoni, e l’altro a Matteo Peru, figlio di Giuseppe Andrea.
Guidati da personaggi dotati di voci non comuni e da uno straordinario carisma, i due cori furono attivi fin dal secondo dopoguerra, affermandosi oltre i confini del paese con un curriculum che comprese numerose tournée fuori dall’Isola, la partecipazione a importanti esperienze teatrali (Il coro di Peru partecipò alla trasmissione radiofonica Il Campanile d’Oro, quello di Stangoni fu tra i protagonisti di Ci ragiono e canto di Dario Fo) e la registrazione di diversi dischi.
Attualmente sono presenti in paese tre diverse formazioni, il coro Galletto di Gallura, il coro Matteo Peru e il coro Balori Tundu, composti da cantori che hanno avuto Peru e Stangoni come guide e modelli di riferimento. Gli attuali cori, così come quelli del passato, sono parte attiva con il loro canto, al fianco delle Confraternite, durante i riti della Settimana Santa.
Le occasioni di canto
Le occasioni principali in cui il canto aggese vive nel contesto comunitario sono le celebrazioni della Settimana Santa. Negli ultimi anni i diversi cori presenti in paese si alternano tra loro e, affiancando le due confraternite, prendono parte con il loro canto ai riti che si susseguono nel periodo dell’anno liturgico in cui si celebrano la morte e la resurrezione di Gesù Cristo.
La Domenica delle Palme, durante la benedizione delle palme e degli ulivi nel sagrato della chiesa del Rosario vengono intonati Hosanna Filio David e Pueri Hebraeorum. Segue una processione che porta i fedeli e i confratelli verso la chiesa parrocchiale dove due cori, uno all’esterno e uno all’interno dell’edificio sacro, si alternano nel canto del Gloria Laus et Honor, e si conclude con la celebrazione liturgica in cui vengono intonati alcuni brani dell’Ordinarium Missae e Lu Passio.
Il Mercoledì Santo, durante la Via Crucis per le vie del paese il coro, all’arrivo nelle diverse stazioni, intona alternativamente alcuni versi del Miserere Solenne e Processionale, e dello Stabat Mater Solenne e Processionale.
Il Venerdì Santo vengono cantati durante la solenne azione liturgica Epistola ad Hebraeos, Passio, Ecce Lignum Crucis dopo lo svelamento, gli Improperia Popule Meus durante l’adorazione della croce, O Crux del Vexilla Regis dopo la comunione, e si procede processionalmente per la visita ai particolari sippulchi formati da vasi di grano germogliati al buio, portando per le vie del paese i simulacri della Vergine Addolorata e del Cristo Morto, mentre si eseguono ancora una volta i due Miserere e i due Stabat Mater. Giunti in chiesa ha inizio lu Sgraamèntu, la cerimonia che ricorda la deposizione del Cristo dalla croce. Totalmente al buio, con la flebile luce dei lumicini, nel pieno silenzio e raccoglimento, si intonano, il Miserere Solenne e il Tibi soli peccavi, intonato da un solista accompagnato dall’organo. Il Miserere viene ripetuto al capezzale del Cristo posto nel letto, presso il sepolcro realizzato nella chiesa di Santa Croce.
La Domenica di Pasqua è il momento de l’Intoppu: le due confraternite guidano le processioni del Cristo risorto e della Madonna (sin dagli anni cinquanta è presente anche la banda musicale) e, nel momento del loro incontro, viene intonato il Regina Coeli. Segue la messa, anch’essa cantata.
Durante la novena di Natale si esegue: il Regem venturum Domino,Laetentur Coeli, En clara Vox e il Magnificat nella particolare forma di canto tradizionale Aggese. Ancor oggi la novena viene cantata nell’antica forma, almeno una o due volte.
Il coro ha cantato la prima volta nel 1982 tutta la novena dietro insegnamento di Don Baltolu, che alternava con il coro parrocchiale la novena in gregoriano, pertanto si ha il piacere di ascoltare e differenziare tre novene, una tradizionale in latino, una in Gregoriano rigorosamente sempre in latino e la più recente,in italiano.
Altre occasioni in cui il canto è un’immancabile presenza sono le messe delle principali solennità, il 2 novembre, in cui in cimitero si canta la messa per i morti, la liturgia dell’ultimo dell’Anno un cui si canta il Te Deum, e la messa di Natale, in cui una voce solista o il coro esegue il canto in italiano Venite adoriamo, certamente di recente introduzione, ma già attestato nelle registrazioni degli anni sessanta di Matteo Peru. Oggi come in passato, altre situazioni di canto sono legate a contesti informali e ai momenti dello stare assieme.
Sono queste le occasioni in cui trova massima espressione il repertorio profano. Gli attuali cori, così come quelli che li hanno preceduti, sono spesso impegnati in nuovi contesti come manifestazioni culturali, concerti, incontri tra cantori ecc., occasioni in cui, in qualità di ambasciatori della cultura musicale locale, il canto aggese viene fatto conoscere fuori dai confini del paese.
Il repertorio e le sue caratteristiche
Il repertorio della tradizione aggese è molto vasto. Per quanto riguarda i canti sacri, a quelli già elencati nel paragrafo precedente vanno aggiunti il Magnificat, le Litanie Carmelitane, e numerosi altri canti in latino oggi perlopiù usciti dai contesti esecutivi. Altrettanto vasto è il repertorio profano, i cui brani principali sono la Tasgia, alcuni canti di accompagnamento alla danza, come Lu Baddu a passu e La Dansa, e la celebre La Brunedda. Molto comune è inoltre il fenomeno del “travestimento musicale”, con il quale vengono eseguiti in contesti profani alcuni canti sacri ai quali, pur conservando la struttura musicale, viene sostituito il testo latino con uno gallurese. Ecco che il Regina Coeli diviene A te offeru li canti d’amori, il Miserere Solenne diviene la Lode, il Passio si trasforma in Tantu tempu dunosa e il Gloria Laus et Honor in Bedda li mei ‘iltù.
Lo stile di canto aggese si caratterizza tra le altre cose per la presenza di una quinta voce, denominata falzittu, che solitamente si colloca un ottava sopra la bozi intervenendo nelle cadenze e per un particolare movimento armonico utilizzato in diversi canti per passare da un accordo all’altro.
Testo a cura di Marco Lutzu